1. |
Sponde
04:36
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Ed è sempre più raro
avere sgombre le mani
da qualche lavoro
è forse questo il secolo
dell’utilità del fare
e del fantasma di un esodo?
Ammalati di cose
noi ci barcameniamo
dentro docili sponde
inarcando le schiene
viviamo l’oggi nel limite
del sentirci perbene
torneremo mai ad essere capaci
di camminare nel mondo
ad un passo lento?
Per vivere senza orologi
e paradossalmente
non perdere tempo
Ma tu lo sai che non ho idea
di come fare a fingere
pensavo fosse facile
o che bastasse scrivere
e tu lo sai che non ho idea
di come fare a fingere
pensare di bruciare per
rimuovere la cenere…
e andiamo giù a specchiarci
sulle migliaia di corpi
morti prima dei porti
che dalle loro sponde
hanno sfidato una sorte
ancora meno clemente
Ma limite estremo
del nostro pensiero
è il suo inutilizzo
bagnate dal sangue
si fanno profane
le sponde di Zante
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2. |
Conflitti moderni
03:42
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Pensiero e tempo si annullano pian piano
quando un padre da solo sente il figlio lontano
sopravvivere ci viene benissimo
è a combattere soli che non riusciamo
così al posto di scriverti lettere
mi sono spento, mi sono arruolato
E quando la guerra me lo permette mi piace ancora pensare a te
sento l’anima incantarsi e mi sorprendo meno triste
mentre tutti quei problemi
che scolpivano il tuo volto
vorrei averli confinati in un deserto
Lontano, adagio
cammino senza di te
lontano, adagio
Se la mia patria lo permettesse mi piacerebbe tanto viaggiare
ma le mie idee d’oltre frontiera sono finite dentro a un fucile
quando la pace era talmente forte
da non riuscire a piangere
non avrei mai pensato
di versare lacrime una volta armato
E anche se non riesco a dormire
mentre disegnano nuovi confini
se non ti potrò più vedere
se inventano altre guerre civili
Io crederò sempre in qualcosa
che non dipenda da alcun confine
che sia il nulla eterno di questa guerra
o la speranza di una fine
Prego per ogni mio dovere
e per la libertà che sento
lungo l’unico mio viaggio
dal mio nido al mondo
Dal teatro degli oppressi
ai conflitti moderni
dai golem viaggiatori
tra il Medio Oriente e la tua Parigi
alle stragi di pensieri
quelli più veri
che sono e resteranno sempre
gli unici innocenti
che sono e resteranno sempre gli unici innocenti.
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3. |
Nei tuoi guanti bucati
03:19
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Pensavo trovassi la pace in una periferia capace
di parlarti dal cielo notturno quasi a bassa voce
Un cielo che fissi dal tetto di uno stabile in cemento
e che dipingi a mani nude sui muri del tuo appartamento
E contro i finti cantautori che raccontano il paese
hai già le tue difese
Che porti a casa a Natale tra i pranzi, le chiese
e le costanti domande sul successo delle tue imprese
E neanche tu sai con certezza se ce l’hai davvero fatta
torni a casa contro voglia ma di fretta
Non sai se lui è l’uomo giusto, se il lavoro è quello giusto
se il momento è quello giusto
Ma nei tuoi guanti bucati, nell’aggrovigliarti
provi un certo gusto
Mi dici com’è romantica questa età che a lei ci incolla?
Dov’è facile lasciarsi dispersi fra la folla
ma la scia dietro ai tuoi passi è amore nei quartieri bassi
mi ricordo quando urlavi: “Sono viva se mi ammazzi,
e anche se questa nebbia fitta potrà togliermi la vista
se il vuoto mi darà caccia, se ogni sogno sarà carta straccia
e la vita corrotta sanguinerà da ogni suo fiore
se la mia voce si farà rotta e le mie mani si terranno da sole
del futuro non me ne importa,
mi piace il rumore che ogni mio dubbio può fare”.
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4. |
Margini
03:24
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Ragazzo mi manchi
sono passati sei anni
e lo so che mi scrivi e mi chiami
ma quello che manca è abbracciarti,
i nostri fragili corpi
arresi alle guerre di altri
non erano abituati
a sentirsi davvero distanti, no
E come due amici lontani
ci restano solo i ricordi
diversi dai segni sui volti
tagli mai rimarginati
I tuoi genitori
rimasti da sempre dov’eri
vivono e
pregano ancora per te
che fra dottori, fabbriche
o pomodori
riesca comunque
a sentirti felice
I santi che porti negli occhi
compaiono dentro i miei sogni
e raccontano di quando bambini
giocavamo a fare i soldati,
Rincorrerci fra le cataste
di ferro e di macchine usate
restare per ore a scoprire
l’orizzonte oltre le montagne
Ora il freddo mi fa compagnia
e le nuvole hanno la forma di casa
convivo con la malinconia
dal lato opposto di mura
di una città arresa.
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5. |
Aquiloni
04:05
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Com’è veloce questo treno mamma
com’è lontana tutta quella sabbia
qui tutto è perfetto, tutto è straniero
straniero come questo polso
che sembra su di sé abbia un marchio
è il sangue che gli scorre dentro
Ma com’è grande questo cielo mamma
potremmo chiamarlo casa
io del freddo non ho paura
non ho avuto paura dell’onda
nemmeno della montagna
se non sono cemento non mi fanno paura
Ho un canto negli occhi perché è muta la gola
non so quanto valga poi ogni parola
le spendo di notte nel silenzio degli altri
che dormono quieti nei loro recinti.
E dopo dieci anni che scappo
non mi sono ancora abituato
alla mia ombra che è rimasta indietro
indietro come mio padre
come le sponde del mare
come quel nostro paese
Ma non è per i treni che siamo lontani
siamo noi ad esserlo diventati
mamma ti prego, io penso ma non parlo
siamo lontani da noi stessi
lontanissimi dagli altri
e dalle loro mani
Ho un canto negli occhi perché è muta la gola
non so quanto valga poi ogni parola
le spendo di notte nel silenzio degli altri
che dormono quieti nei loro recinti.
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6. |
Mille miglia
04:22
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C’era la porta di una casa dalla luce viola
e una suora che fumava fuori da una scuola
a Sarajevo gli studenti erano sempre di corsa
scendevano salite immense con la luna storta
c’era un ragazzo stupendo appoggiato sui libri
che osservava i suoi sogni rincorrersi liberi
lungo prati che un giorno saranno sminati
ora vive in un mondo senza fili spinati.
I bambini crescevano in strada
come spine di cardo
con i segni dell’odio dentro al loro sguardo
eredi di assedi che cantavano scalzi sopra i marciapiedi
per calpestare nuovi sentieri
che restano ponti o cimiteri
tra sponde stracolme di cani randagi
ed altre per soli addomesticati
No, ma che male c’è?
Se mille parole ci piovono in testa
coprendoci il sole in un giorno di festa
no, non dormo anche se
ci sogno riflessi in una nuova era
perché siamo gli stessi su questa scacchiera
noi e loro da sempre polari
tra corridoi umanitari e safari
e riunioni di professori
Ma come nei banchi di nebbia minareti e ciminiere
si confondono mischiando cortine e preghiere
così sui banchi di scuola e quelli da lavoro
non dobbiamo sentirci diversi da loro
mille miglia fra i nostri discorsi
e chi viaggia da solo con tamburi nei polsi
nelle mani una storia, tra fortuna e miseria
portata negli occhi e poi nell’atmosfera
stelle senza bandiere
corpi che prima sentivo distanti
alzando i miei occhi li scopro celesti
ma il nostro cielo è di un azzurro diverso
e a me resta soltanto il disprezzo
per chi uccide nel vento chi vive correndo
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7. |
Iride
03:07
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Il calmo cielo assente dell’estate
vigila sul volo dei pensieri
accarezza lento quelle rose
dal candido profumo che assapori
è semplice badare a queste fate
librate dal più alto degli altari
le mani si ricoprono di sete
delle turchesi notti orientali
Passeggera di vita, compagna di canzoni
passi il tempo a decifrarmi gli occhi
noi due siamo felici anche se piove
empatici come alberi ci accarezziamo gli animi
Una luce ti vive negli occhi in questo istante
brillando spegne ogni cosa le voli attorno
è come un lontanissimo spazio d’orizzonte
a cui lasciare l’ultima parola ogni giorno
due pupille, lo stesso contorno.
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MEDAGLIA Bologna, Italy
MEDAGLIA è un artista classe '96 attivo a Bologna. Il suo rock d'autore vuole tessere legami tra persone e luoghi lontani. Lo fa in modo sensibile, sognante e personale.
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